In questo momento storico, definito 4° Rivoluzione Industriale, in cui l’industria è diventata 4.0, la formazione continua è, più che necessaria, imprescindibile. Un’industria ad alta componente tecnologica e innovazione dal passo inarrestabile acuisce la già presente polarizzazione all’interno del mercato del lavoro. Questo gap causa crescenti diseguaglianze a sfavore dei lavoratori con basso livello di scolarizzazione, che rischiano il deterioramento delle competenze e l’espulsione dal mercato del lavoro.
I Fondi paritetici interprofessionali per la formazione continua, costituiti e gestiti dalle parti sociali, rappresentano oggi il sistema di regolazione e gestione della formazione continua nazionale.
Con l’adozione dell’approccio bilaterale, secondo cui la formazione non è più intesa come interesse solo delle imprese, ma viene considerata area di interesse comune tra impresa e lavoratore, ci si prefigge l’obiettivo principale di soddisfare il diritto al lavoro delle persone e la competitività delle imprese e quello conseguente di intercettare e rispondere alla domanda sociale di formazione con l’intento di prevenire l’obsolescenza delle competenze.
La costituzione dei Fondi interprofessionali risponde alle esigenze di innovazione dell’Industria 4.0 e a quelle dei lavoratori che mai come in questo momento storico ne viene riconosciuta l’interconnessione. L’aggiornamento continuo rispetto alle competenze specialistiche e quelle trasversali rappresenta la condizione che garantisce occupabilità ai lavoratori e imprese più competitive.
Istituiti con la Legge 388/2000, i Fondi interprofessionali sono organismi di natura associativa promossi dalle associazioni di rappresentanza delle imprese e dei lavoratori, che si alimentano con il contributo obbligatorio dello 0,30% sulla disoccupazione involontaria versato dalle imprese all’Inps. Un fenomeno di rilevanza significativa per estensione e importi: i sei principali Fondi interprofessionali autorizzati dal Ministero Fondimpresa, For.Te, FondoFba, Fonarcom, Fondirigenti e Fondir, cui aderiscono cinquecentomila imprese, per sette milioni e centomila lavoratori impiegati, dispongono di un budget per pagare la formazione nel 2018 di quasi cinquecento milioni di euro.
Fonte Il Fatto Quotidiano