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Transizione digitale Italia: per l’Ue c’è ancora da fare

Transizione digitale Italia: per l'Ue c'è ancora da fare

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Il capitolo transizione digitale Italia è ancora da scrivere, almeno in parte. A dirlo è il Country Report che l’Unione Europea ha destinato all’Italia. Il dossier, di oltre 70 pagine, analizza tutti gli step di avanzamento dei processi inseriti nel PNRR, compresa la digitalizzazione e le competenze digitali degli italiani.

Ecco i dettagli dell’analisi.

Lo stato della transizione digitale Italia

Si parte dal DESI, ossia l‘indice di digitalizzazione delle competenze dei lavoratori e, più in generale, dei cittadini italiani.

L’Italia registra livelli molto bassi di competenze digitali di base e la percentuale più bassa di laureati in TIC nell’UE (l’1,3 % di tutti i laureati italiani nel 2019 ha svolto percorsi di studio TIC, contro una media UE del 3,9 %). Anche la percentuale di specialisti in TIC è inferiore alla media UE.

Transizione digitale Italia: lo stato dell’arte del Country Report Ue

E le imprese?

La maggior parte delle PMI italiane dispone almeno di un livello di base di intensità digitale e la percentuale di imprese che utilizza servizi cloud è particolarmente elevata. Tuttavia i risultati dell’Italia rimangono deboli in altri settori, in particolare nell’uso dei mega dati e delle tecnologie basate sull’intelligenza artificiale.

Come dimostra l’immagine in alto, il 60% delle PMI del territorio nazionale ha un livello base di intensità digitale, che si traduce nei seguenti fattori:

Pianificare la transizione digitale: strumenti e obiettivi

È questa la raccomandazione che arriva dall’unione europea: l’Italia deve ancora procedere alla pianificazione completa della transizione digitale. Il PNRR ha, infatti, tracciato il percorso, ma occorre che le Regioni da un lato, e le aziende dall’altro sappiano cogliere gli strumenti a disposizione e renderli operativi.

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