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Politiche attive del lavoro: possibili ritardi?

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La riforma delle politiche attive del lavoro si farà. Forse non subito e non entro i tempi voluti dal ministro del Lavoro, Andrea Orlando. Serve l’intesa tra le Regioni che, al momento, non è arrivata. Il motivo? I criteri di ripartizione degli 880 milioni di euro per il 2021.

La riforma delle politiche attive del lavoro

L’idea del ministro Orlando era di far partire i primi passi della riforma delle politiche attive del lavoro entro l’autunno 2021. Ma la recente riunione con i rappresentanti delle Regioni ha frenato gli entusiasmi. Il motivo? I dubbi di alcune regioni sui criteri di distribuzione delle risorse.

L’ufficialità arriverà solo con l’intesa tra Stato e Regioni, ma le novità sono le seguenti:

Ma non finisce qui: le prime voci riportate dalla stampa nazionale parlano anche dei tempi concreti di arrivo delle risorse alle Regioni.

Dopo la firma dell’accordo, ogni Regione avrà 60 giorni di tempo per presentare i propri piani di misure previste dal programma GOL. Dopo aver consegnato il piano, poi, le Regioni potranno incassare il 75% delle risorse destinate come anticipo.

I criteri

Sono 5 i criteri che hanno portato alla distribuzione delle risorse per le politiche attive del lavoro:

Lo stop all’iter

Ed è proprio su questi ultimi fattori che si è arenato il confronto Governo-Regioni sulla riforma delle politiche attive del lavoro. L’obiettivo è trovare la quadra entro il 14 ottobre, giorno in cui è previsto un nuovo incontro tra le parti. Anche perché tra le tante misure previste c’è il programma GOL, ossia la Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori.

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