Non solo differenza in busta paga: il gender pay gap, ancora presente in Italia, è frutto anche della mancanza di servizi – territoriali e aziendali – che evidenziano le difficoltà di gestione che hanno le donne tra il tempo lavoro e il tempo libero. 

L’analisi di questo fenomeno viene direttamente dall’Adepp, l’associazione delle casse di previdenza dei professionisti.

Gender pay gap: non solo buste paga

Il report Adepp, prima di parlare delle cause corollario del gender pay gap, fotografa anche la situazione, frutto di un’indagine condotta nel 2022 su 107mila lavoratori, tra uomini e donne.

Le donne, sin da subito della loro carriera, partono svantaggiate rispetto agli uomini, con una differenza di salario del 20% in ingresso. Man mano che l’età e l’anzianità di servizio avanzano, la situazione peggiora.

Attorno ai 50 anni, un lavoratore uomo guadagna 54mila euro l’anno, a fronte dei 32mila di una collega donna. Anche a parità di mansione.

Fenomeno acuito dalla mancanza di servizi

Il gender pay gap non è una sola questione di differenza di salario, ma anche di assenza di servizi idonei alle donne che lavorano. Il primo fra tutti? La presenza di una rete capillare:

  • servizi per la famiglia
  • asili nido
  • infrastrutture di viaggio

Questo perché le donne, come emerso dall’indagine, hanno una maggiore propensione degli uomini a spostarsi per trovare un posto di lavoro che sia soddisfacente. 

Se gli spostamenti sono circoscritti, allora la ricerca delle donne riguarda la presenza di una rete di collegamenti idonea a consentire percorsi comodi. Se, invece, gli spostamenti riguardano territori lontani, allora i problemi riguardano la carenza di collegamenti pubblici adeguati che non rendano obbligato il trasferimento.

Il welfare contro il gender pay gap

Ecco perché, oltre alla parità retributiva che resta comunque un obiettivo a cui tendere, per risolvere il gender pay gap c’è anche la necessità di una rete di servizi welfare che, in parte, riguardano anche le aziende presso cui le donne lavorano.

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