Aumenta sempre di più il divario tra nord e sud per quello che riguarda il mercato del lavoro. A rilevarlo è il monitoraggio congiunto del Ministero del Lavoro, Anpal e Banca d’Italia sulla situazione delle nuove assunzioni e dei contratti di lavoro cessati.
La prima notizia che emerge dal report è, appunto, il netto divario tra nord e sud del Paese. Vediamo perché.
Il mercato del lavoro in affanno al sud
Sono due i motivi per i quali il divario tra nord e sud si è accentuato:
- da un lato il rincaro delle materie prime che sta incidendo molto sugli equilibri economici delle aziende
- e dall’altro la stretta della crisi Covid che continua a impattare sulle condizioni dei lavoratori stessi
Qual è, dunque, lo stato di salute del mercato del lavoro al Mezzogiorno? A definirlo è la differenza tra le nuove assunzioni e le cessazioni registrate nei primi due mesi dell’anno:
- al Nord sono stati creati 25.378 posti di lavoro
- mentre al Sud e Isole se ne sono persi 9.868
Il monitoraggio nelle Regioni e dei settori
Nei primi due mesi dell’anno il saldo tra assunzioni e cessazioni è pari a 22.080 posti di lavoro, di cui:
- 14.759 creati nel Nord-Ovest,
- 10.619 nel Nord-Est, 6.570 al Centro
- e 56 nelle Isole,
- mentre al Sud se ne sono persi 9.924.
Particolarmente brillante è il risultato della Lombardia (12.301 posti di lavoro), mentre si accentua la crisi in Puglia, dove il saldo negativo tra attivazioni e cessazioni è aumentato del 47,2% passando dal -4.669 dei primi due mesi del 2021 a -6.872 di quest’anno.
Per quanto riguarda i settori, penalizzati soprattutto il commercio (-20.983 unità) e il turismo (-44.540), mentre positivi i saldi di industria in senso stretto (+33.322) e costruzioni (+44.207).