Arrivano dal ministero del Lavoro i dati, relativi all’ultimo trimestre 2022, sui contratti di lavoro a tempo indeterminato attivati o trasformati dalle aziende. Dai dati emerge che la situazione alla fine dello scorso anno è peggiore rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Nello specifico, nel quarto trimestre del 2022, le attivazioni dei contratti di lavoro al netto delle trasformazioni a tempo Indeterminato sono risultate pari a 2 milioni 898 mila, in calo dello 0,7% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente e hanno riguardato 2 milioni 38 mila lavoratori, con una diminuzione tendenziale del 5,4%.
Cosa vuol dire questa fotografia? Che il lavoro “fisso” inizia a subire un calo tendenziale delle stabilizzazioni rispetto ai dodici mesi precedenti. Ma vediamo i dettagli del report.
Cosa è cambiato nel 2022 nel mondo del lavoro non solo a tempo indeterminato
Non solo attivazione di contratti di lavoro a tempo indeterminato: il report del ministero del Lavoro fa una fotografia, dall’altro lato, anche l’attivazione di altre tipologie di contratto, di natura meno stabile dall’indeterminato.
E cioè:
- Tempo Determinato, pari a 1 milione 940 mila, pressoché stabili
- Apprendistato, pari a 95 mila, che diminuiscono del 3,0% (-3 mila)
- Collaborazione, pari a 92 mila, che mostrano un calo più moderato pari a -0,9%
I contratti chiusi
Nell’ultimo trimestre del 2022 si registrano 3 milioni 617 mila cessazioni di contratti
di lavoro, con un incremento del 3,3%, pari a 117 mila rapporti cessati in più
rispetto allo stesso trimestre del 2021. Al numero di cessazioni osservate nel
trimestre si associano 2 milioni 647 mila lavoratori, con decremento di circa
14 mila individui (pari a -0,5%).
In quali comparti produttivi si è registrato il maggiore numero di contratti di lavoro cessati? I rapporti di lavoro giunti al termine mostrano una crescita tendenziale esclusivamente nel settore dei Servizi (+7,4%, +166 mila unità) in cui è concentrato il 66,8% delle cessazioni e nelle Costruzioni (+4,0%, +7 mila circa).