Sono poco più di 47 i milioni di euro che il programma operativo complementare del Pon inclusione assegna alle regioni del sud per le politiche attive del lavoro. Nello specifico, sono 5 le regioni destinatarie dei fondi europei:

  • Campania
  • Puglia
  • Basilicata
  • Calabria
  • Sicilia

I fondi per le politiche attive del lavoro nelle regioni del sud

Ma a cosa serviranno i fondi destinati alle politiche attive del lavoro per le regioni del sud? C’è, innanzitutto, una cosa importante da sottolineare e cioè che le 5 regioni descritte nel paragrafo precedente appartengono alla categoria “regioni svantaggiate“, ossia quelle che presentano maggiori problemi per quanto riguarda il lavoro.

Ecco perché, rispetto al totale di 58 milioni di euro che il piano complementare prevede per tutto il centro sud, ben 48,2 vanno a queste 5 regioni.

E, ancora, rispetto ai 48,2 totali, ben 47,4 vanno allo specifico capitolo delle politiche attive del lavoro.

A cosa serviranno i fondi per le politiche attive del lavoro

Arriviamo a rispondere, quindi, alla domanda iniziale: a cosa serviranno, cioè, questi fondi per le politiche attive del lavoro.

Stando alla spiegazione dell’ASSE 1 di intervento, i fondi serviranno per:

  • inclusione attiva che preveda l’erogazione di un sussidio economico a nuclei familiari in condizioni di povertà condizionale alla adesione ad un progetto di attivazione sociale e lavorativa, attraverso il rafforzamento dei servizi di accompagnamento e delle misure di attivazione rivolte ai beneficiari
  • e, quindi, nello specifico orientamento al lavoro, assistenza educativa domiciliare, misure di attivazione quali tirocini, borse lavoro

Tutte queste misure sono indirizzate alle cosiddette persone che vivono in povertà educativa, materiale e sociale.

L’altra faccia del lavoro: il welfare e le imprese sociali

C’è anche un altro capitolo che ha a che fare con il Pon inclusione e che è legato a doppio filo con le politiche attive del lavoro. Si tratta della cosiddetta welfare community e della responsabilità sociale delle imprese. Argomenti, questi, venuti alla ribalta soprattutto dopo la necessaria riorganizzazione della vita lavorativa post Covid.

Per questo specifico capitolo, i fondi a disposizione per le regioni svantaggiate sono 1,7 milioni di euro.

Gli obiettivi di quest’asse?

Innanzitutto, rafforzare l’economia sociale con riferimento all’apporto che può
fornire all’inclusione attiva delle categorie fragili. E poi, ancora,

  • il rafforzamento della coprogettazione di interventi a impatto sociale e di servizi sociali di qualità in partenariato tra economia sociale, imprese for profit e amministrazioni pubbliche locali;
  • promuovere la Responsabilità Sociale di impresa quale veicolo di creazione di valore sociale aggiunto e promozione di inclusione sociale.

I tempi di attuazione del piano

L’orizzonte temporale di attuazione del piano complementare del Pon inclusione è dal 2021 al 2025. Per ogni anno, ovviamente, oltre che le risorse destinate ai progetti, saranno attivati anche i controlli necessari a verificare l’avanzamento degli stessi e, quindi, i risultati delle politiche attive del lavoro.

Già nel Pnrr del Governo Draghi un’intera misura – la numero 5 – è stata dedicata alla tematica dell’inclusione sociale.

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