Gli orari malattia sono le fasce della giornata e della settimana in cui il dipendente, a casa per motivi di salute, può ricevere le visite dal medico dell’INPS. Fin quando ci si dedica alla propria attività esclusivamente in ufficio, non esiste ambiguità su tempi e modi della visita fiscale.

Tuttavia le cose diventano meno chiare quando si comincia a parlare di smart working. Il lavoro agile infatti può teoricamente essere svolto da qualunque luogo. Quello che conta è garantire la disponibilità contrattuale ed eseguire le mansioni assegnate. La reperibilità negli orari malattia funziona però allora stesso modo anche operando da remoto? Vediamolo insieme.

Lavorare “agile” negli orari malattia

In buona sostanza, il lavoratore in modalità smart working, se convalescente, deve rispettare gli stessi orari malattia di chi si reca in azienda. L’unica differenza è in merito alle fasce di reperibilità per il settore pubblico e quello privato.

E se normalmente il dipendente si porta il lavoro dietro? Se si trova “a riposo”, non può assentarsi dal suo domicilio. Non importa se in tutte le altre circostanze si collega con le proprie credenziali ma dall’interno di un caffè o sulla spiaggia.

Un fenomeno chiamano “presenteismo”

Dalla pandemia in poi lo smart working per molti non è solo un’atrnativa ma la prima scelta. La ragione è essenzialmente un migliore equilibrio tra vita privata e professionale. Tutto questo però è valido più in teoria che nella pratica. Infatti il lavoro agile genera un’altra tendenza chiamata presenteismo.

Di cosa si tratta? Le persone fanno turni più lunghi di quello che gli compete. La ragione è che da casa, il confine tra pausa e attività è molto labile. Si finisce così per lavorare anche durante la convalescenza. Orari malattia a parte, il recupero è necessario alla guarigione. Se una persona non riposa abbastanza, resta malata più a lungo e torna al lavoro più tardi.

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