La riqualificazione professionale è una delle priorità in agenda del Governo Draghi e del ministero del Lavoro. A provarlo è il documento – almeno per ora in forma di bozza – che il ministro Orlando sta preparando e che farà da base al piano di riforma delle politiche attive del lavoro. Vediamo i dettagli.

Riforma delle politiche attive: il ruolo della riqualificazione professionale

Iniziamo dagli obiettivi, che sono anche piuttosto importanti.

La platea di persone da formare entro il 2025 nell’ambito del processo di riqualificazione professionale è di circa 3 milioni di italiani. Di questi, il 75% rientra nelle seguenti “categorie”:

  • donne
  • giovani under 30
  • disabili
  • disoccupati di lunga durata

I fondi a disposizione, tra quelli europei derivanti dal Recovery e risorse nazionali, sono di poco inferiori ai 9 miliardi di euro.

Quando si parla dei costi della riqualificazione..

Non sempre parlare dei costi della riqualificazione professionale è un problema, anzi. Stando alle previsioni messe nero su bianco dalla bozza di piano di riforma delle politiche attive i calcoli sono piuttosto semplici: la riqualificazione professionale di ogni lavoratore costa 3.000 euro.

Una cifra sostenibile per le aziende o per gli enti che provvedono alla formazione? Senza dubbio sì, soprattutto quando arrivano sul campo le misure e le agevolazioni già attivate in questo periodo di pandemia.

Ne sono esempi concreti:

Le leve della riforma delle politiche attive

La riforma delle politiche attive del lavoro, compreso l’importante capitolo della riqualificazione professionale, dovrà essere varata entro l’anno. Esattamente gli stessi tempi di approvazione proprio della Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori.

Per questa misura specifica, già finanziata dal precedente Governo con 233 milioni di euro e ora inserita nel Pnrr, sarà attivata la maggior parte dei 9 miliardi prima citati. Si parla di una cifra vicina ai 7 miliardi di euro, che coprirà sia la GOL che il piano nazionale delle nuove competenze.

Per realizzare questi obiettivi c’è bisogno di una maggiore sinergia tra Governo e Regioni: spetta proprio a queste ultime indicare le linee guida sulle competenze specifiche da sviluppare nei territori.

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