In Italia non si arresta il fenomeno dei nuovi poveri

La povertà digitale sia cognitiva che comportamentale in Italia è ancora una realtà. Questo è quanto emerge dal rapporto realizzato dal Censis. Il rapporto traccia l’identikit dei nuovi poveri quelli digitali, le cui scarse competenze sono influenzate dal far parte o meno della popolazione attiva.

I poveri digitali sono gli inattivi

La povertà digitale è un fenomeno che riguarda soprattutto gli inattivi. Il dato di chi è in difficoltà supera il 5%. E sale all’11,3% tra i disoccupati e arriva fino a quasi la metà degli inattivi (44,6%). Il basso tasso di attività delle donne in Italia (55,2% in totale, ma sotto il 40% in alcune regioni del Sud), non favorisce l’inclusione digitale.


”Chi non è impegnato in un’attività lavorativa (che nel 78,7% dei casi implica l’utilizzo di mezzi digitali), ha molte meno occasioni per utilizzare e sviluppare le proprie competenze digitali”

Più anziani più poveri digitali

Fino all’età di 44 anni le competenze digitali medie dei cittadini sono tali da poter fronteggiare tutte le esigenze. Tra i 45 e i 65 anni il 17,1% dei cittadini entra in sofferenza. Oltre i 65 anni il problema si moltiplica.

Il ruolo delle aziende per recuperare il ritardo

Le aziende come la scuola possono giocare un ruolo decisivo per recuperare i ritardi e fronteggiare la povertà digitale. Al Sud dove i poveri digitali sono più numerosi e la rivoluzione digital stenta a decollare le aziende hanno la possibilità di attivare percorsi attraverso i quali poter colmare la lacuna delle Digital Skill. Webinar specialistici, moduli di eLearning di approfondimento e attività interattive sono percorsi di cui nessuno può fare più a meno.

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