Ha preso ufficialmente forma il Piano Nazionale Nuove Competenze. A dare il via libera alla misura è un decreto a firma del ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando.

Il piano nazionale nuove competenze è il secondo anello delle politiche attive del lavoro previste dal PNRR. Ecco i dettagli.

Piano nazionale nuove competenze: i dettagli

Il piano nazionale nuove competenze è formato da tre programmi guida:

Ma quali sono gli obiettivi iniziali del piano? Come si legge nella nota ufficiale del ministero del Lavoro, il piano avrà come primo obiettivo la riorganizzazione della formazione dei lavoratori in transizione e disoccupati.

Le linee operative per la formazione di disoccupati e lavoratori in transizione

Individuati gli obiettivi prioritari, il ministero del Lavoro ha spiegato anche gli strumenti con cui il piano formerà queste tipologie di lavoratori:

  • si rafforzerà la formazione professionale
  • e saranno introdotti livelli di qualità sia per i processi di upskilling che di reskilling delle competenze.

Il futuro della formazione professionale, dunque, sarà definitivamente all’insegna della qualità dei contenuti e delle competenze che saranno generate.

Questi standard avranno come principale platea:

  • i beneficiari di strumenti di sostegno (NASPI e DIS-COLL),
  • i percettori del Reddito di cittadinanza
  • e i lavoratori che godono di strumenti straordinari o in deroga di integrazione salariale (CIGS, cassa per cessazione attività, trattamenti in deroga nelle aree di crisi complessa)

Spazio ai giovani

Ma nel piano ci sarà spazio anche per i giovani, con due strumenti specifici. Da un lato, come detto, il sistema duale per la formazione specifica dei giovani e degli studenti. Dall’altro lato, invece, si prevedono programmi di formazione destinati ai Neet, e cioè ai giovani che non studiano e non lavorano.

Fondo Nuove Competenze 2022

Nella nota del ministro Orlando viene citata la prossima annualità del Fondo Nuove Competenze 2022, coperto con i fondi del ReAct-Eu e destinato ai lavoratori delle imprese che hanno stipulato intese o accordi collettivi di rimodulazione dell’orario di lavoro, in risposta alle innovazioni di processo, prodotto o di organizzazione degli occupati.

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