La transizione digitale delle aziende e, nello specifico, per le piccole e medie imprese si riferisce all’adozione e all’integrazione delle tecnologie digitali per migliorare processi, operazioni e competitività. Questo processo coinvolge l’utilizzo di strumenti digitali per ottimizzare le attività quotidiane, raggiungere nuovi clienti e migliorare l’efficienza complessiva dell’azienda.

Ma qual è lo stato di avanzamento digitale delle aziende del nostro territorio rispetto alle richieste europee? A rilevarlo è il report Imprese e ICT 2023 di Istat – Unioncamere.

Nel 2023 il 60,7% delle piccole e medie imprese (PMI) adotta almeno 4 attività
digitali sulle 12
utilizzate per comporre il Digital Intensity Index (57,7% nell’Ue27).

La fotografia della transizione digitale delle aziende

Tra le imprese con almeno 10 addetti si confermano indicatori di punta rispetto alle
imprese Ue il cloud computing (61,4%, 45,2% media Ue27) e la fatturazione
elettronica, prevista in Italia da obblighi di legge per un’ampia platea di operatori
economici (97,5%, 38,6% Ue27).

Il 47,9% delle PMI (48,7% quelle europee) utilizza almeno un software gestionale,
ma solo il 13,6% condivide i dati elettronicamente con i fornitori o i clienti
all’interno della catena di approvvigionamento (23,5% la media Ue).

La mancanza di competenze frena l’adozione delle tecnologie di intelligenza
artificiale (IA): è un ostacolo per il 55,1% delle imprese che hanno preso in
considerazione l’utilizzo delle tecnologie IA senza poi adottarle.

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Gli investimenti su Transizione 4.0: le stime

Stando alle informazioni del report,  il Piano Transizione 4.0, per la transizione digitale delle aziende, ha generato nel triennio 2020-2023 una spesa media di 28 miliardi l’anno. I valore registrato dall’indagine è più alto del 14,3% rispetto al triennio 2017-2019, quando la media del consumo di macchinari per il settore manifatturiero era pari a 24,5 miliardi l’anno. Nel periodo 2008-2015, la media era pari a 17 miliardi l’anno.

Nell’arco di 12 anni, dunque, l’aumento complessivo degli investimenti delle aziende in macchinari e beni strumentali è addirittura arrivato al 65%. Ma con quali risultati? 

Oltre al dato numerico, l’indagine Unimpresa sugli investimenti del piano Transizione 4.0 analizza anche gli effetti che ci sono stati concretamente nelle aziende.

Nello specifico, l’incremento del consumo ha generato crescita per i produttori italiani di beni strumentali, a cui si sono rivolti due terzi degli acquisti, creando un circolo virtuoso straordinario per tutta la filiera di macchine industriali nuove.

Transizione digitale nelle aziende: il credito

Il credito d’imposta del piano Transizione 4.0 per i beni strumentali è riconosciuto per gli investimenti effettuati fino al 30 giugno 2026 a condizione che entro la data del 31 dicembre 2025 il relativo ordine risulti accettato dal venditore e sia avvenuto il pagamento di acconti in misura almeno pari al 20 per cento del costo di acquisizione.

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