Male in termini di qualità anche donne e giovani

La qualità del lavoro resta in fondo alle priorità nel Sud Italia. E’ in questa fetta di paese che i lavoratori lamentano poca attenzione in termini di qualità. A finire sotto la lente d’ingrandimento dei ricercatori dell’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche (INAPP) sono le percezioni che i lavoratori italiani hanno dei loro luoghi di lavoro.

La qualità del lavoro in Italia

Dall’indagine che ha coinvolto oltre 15mila occupati (sopra i 17 anni) e 5 mila imprese sul territorio nazionale emerge :

il 24% dei nostri lavoratori percepisce a rischio la propria salute sul posto di lavoro, questo aspetto risulta più preoccupante nel Mezzogiorno (28%) e tra i dipendenti pubblici (30%). Inoltre, più di un terzo dei lavoratori (37%) dichiara di non avere alcuna flessibilità rispetto all’orario, questo aspetto risulta addirittura più marcato tra le donne (42%) specialmente se dipendenti nel pubblico (50%). Un ulteriore elemento critico evidenziato dai nostri lavoratori riguarda l’immobilismo nelle carriere professionali, che coinvolge il 69% degli occupati e presenta valori addirittura maggiori tra i dipendenti pubblici e tra i giovani 18-34enni (73%).

Nel Mezzogiorno poi il 71% degli occupati dichiara di svolgere attività prevalentemente ripetitive e coloro incardinati in realtà produttive di piccolissime dimensioni (1-5 lavoratori) (68%).

Donne e neet : i più svantaggiati

A pagarne maggiormente le conseguenze ancora una volta giovani e donne. I giovani (di età compresa tra i 15 e i 24 anni) incontrano gravi difficoltà nel trovare e conservare un posto di lavoro dignitoso. Il loro tasso di disoccupazione è tre volte superiore a quello degli adulti. Più di un giovane su cinque (23,5 per cento) non lavora, non studia e non frequenta un corso di formazione. Al Sud solo una donna su tre ha un impiego a pesare è la carenza dei servizi di politiche di welfare. Carenze che non determinano affatto una buona qualità del lavoro. Se le aziende vogliono contribuire a far cambiare questa percezione ai propri lavoratori e scrollarsi da dosso questo triste primato non hanno che da investire in welfare aziendale.

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