L’acquisizione di nuove competenze costituisce il vero “plus” di aziende e lavoratori nel 2021.

Lo afferma anche una ricerca condotta da Gartner, che rivela che una competenza su tre presente in un annuncio di lavoro nel 2017 risulta, oggi, già obsoleta, in ambito IT, finanza o vendite.

Si tratta di un dato eloquente: nulla di più chiaro per capire l’importanza, per i lavoratori, di implementare le proprie conoscenze e acquisire nuove competenze professionali.

Lo studio dice, inoltre, che il 58% della forza lavoro necessiterà di nuove competenze per svolgere, con successo, la propria professione. In sostanza, più della metà dei lavoratori non svolge al meglio la propria mansione.

Ed è molto probabile che non riesce a stare al passo con le novità e le opportunità introdotte dalla digital transformation.

Non tutte le imprese possono affrontare, tuttavia, lo sforzo economico per assumere nuove risorse umane ed introdurre nuove competenze nel proprio business o integrare quelle già presenti.

Come fare, allora?

Il segreto è sicuramente la formazione e gli strumenti che possono sfruttare le aziende per coinvolgere i propri dipendenti in percorsi di implementazione di nuove competenze in modo completamente gratuito. 

Skill gap e skill mismatch

Si parla di competenze soprattutto per un motivo: la mancanza di queste e il divario tra domanda e offerta hanno un effettivo costo nell’economia di un Paese. Un’indagine di BCG condotta su dati del 2018, ha sottolineato che il divario tra le competenze richieste dal mercato e quelle possedute dai lavoratori si traduceva in otto mila miliardi di dollari di PIL mancato ogni anno, equivalenti al 6%.

Per il futuro, si parla dell’11% di PIL fino al 2025 ed una perdita, su scala globale, di 18 mila miliardi di dollari.

Si parla, dunque, dello “skill gap”, ovvero di divario delle competenze, come di una vera e propria minaccia alla crescita globale, non solo economica ma anche sociale.

Con “skill gap“, si intende l’assenza di persone dotate di competenze adeguate per ricoprire un determinato ruolo. Si definisce, invece, “skill mismatch” il mancato incontro tra domanda e offerta di competenze sul mercato lavorativo: in sostanza i lavoratori ci sono, ma non hanno competenze in linea con i tempi.

L’indagine BCG pubblicata a fine 2020 ha rilevato che, in tutto il mondo, almeno 1,3 miliardi di persone sono sovra-qualificate o sotto-qualificate. Per l’OCSE, la situazione riguarda un lavoratore su tre.

Implementare le nuove competenze

Una soluzione per implementare le conoscenze delle risorse umane è costituita indubbiamente dal Fondo Nuove Competenze, strumento varato dal Governo per aiutare le aziende a riqualificare i propri dipendenti.

Il Fondo Nuove Competenze si pone i seguenti obiettivi:

  • da un lato, quello di innalzare il livello del capitale umano e rispondere alla necessità di accompagnare la fase di ripresa delle imprese e riallineare le conoscenze del proprio personale ai nuovi fabbisogni;
  • dall’altro, sostiene i lavoratori nell’aumentare e rinnovare le proprie conoscenze, oltre che la capacità di adattarsi al cambiamento.

WindTre ha utilizzato il Fondo Nuove Competenze per la messa in campo di “Empowering the Future“, che prevede 24 progetti formativi e 190 mila ore di formazione per i dipendenti dell’azienda, da seguire durante le ore lavorative e mediante una piattaforma e-learning.

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