Il Decreto Aiuti ha potenziato le aliquote del credito d’imposta per la Formazione 4.0, rendendo la misura, già di per sé interessante, ancora più vantaggiosa. Soprattutto per le piccole imprese. Sta di fatto che, a distanza di due mesi dall’approvazione del testo, l’iter per l’applicazione delle nuove aliquote non è completato. Il documento è ancora al vaglio della Corte dei Conti, chiamata a dare il proprio parere.

La buona notizia è, dunque, che le nuove aliquote sono confermate e valide. La richiesta forte lanciata dal mondo del lavoro è che la Formazione 4.0 diventi strutturale.

L’iter per l’applicazione dei crediti sulla Formazione 4.0

Lo scorso 24 maggio il Ministero dello Sviluppo Economico ha pubblicato la sintesi del provvedimento con cui si introducevano le nuove aliquote del credito d’imposta per la Formazione 4.0. La cornice di riferimento, insomma, entro cui poi inserire il decreto attuativo e i vari pareri necessari a rendere operativa la misura.

La speranza è che questa nuova Formazione 4.0 sia velocemente utilizzabile, anche oltre le intenzioni del Governo uscente, secondo cui, almeno sulla carta, la Formazione 4.0 dovrebbe terminare entro la fine del 2022. Il sistema produttivo chiede, infatti, una strutturalità della misura, senza scadenze temporali, proprio per agevolare la transizione digitale.

I dettagli della nuova misura

Al di là dell’introduzione delle aliquote potenziate e della necessità, per le aziende, di certificare l’intero percorso di formazione, il Decreto Aiuti puntualizza anche quali voci rientrano tra i costi coperti dal credito d’imposta:

  • spese di personale relative ai formatori per le ore di partecipazione alla formazione;
  • costi di esercizio relativi a formatori e partecipanti alla formazione direttamente connessi al progetto di formazione
  • costi dei servizi di consulenza connessi al progetto di formazione;
  • spese di personale relative ai partecipanti alla formazione e le spese generali indirette

I corsi per la Formazione 4.0

Altro elemento analizzato, è l’aspetto contenutistico, legato cioè agli argomenti su cui formare i dipendenti delle aziende, anche per accompagnarle nella delicata fase della transizione digitale.

I percorsi attivabili per la Formazione 4.0 sono:

  • big data e analisi dei dati;
  • cloud e fog computing;
  • cyber security;
  • simulazione e sistemi cyber-fisici;
  • prototipazione rapida;
  • sistemi di visualizzazione, realtà virtuale (rv) e realtà aumentata (ra);
  • robotica avanzata e collaborativa;
  • interfaccia uomo macchina;
  • manifattura additiva (o stampa tridimensionale);
  • internet delle cose e delle macchine;
  • integrazione digitale dei processi aziendali.
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La nuova industria parte dalla Formazione 4.0

Perché, è, quindi, importante che le aziende investano nel potenziamento delle skills digitali dei propri dipendenti? La risposta è semplice: qualsiasi tipologia di industria del futuro – sia di dimensioni che di settore di attività – non può non avere un background forte di competenze legate al digitale.

Senza formazione 4.0, insomma, non si può assolutamente avviare il processo di transizione digitale richiesto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, e che ancora oggi relega il Paese nei bassifondi della classifica europea sotto la voce “competenze digitali”.

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