I fondi sono “residui storici” della cassa integrazione in deroga, che ora saranno usati per le politiche attive del lavoro. La decisione è arrivata dal ministro del Lavoro, Andrea Orlando, che ha individuato i primi 323 milioni di euro.

L’obiettivo? È di avviare tutte le attività a sostegno del lavoro come previsto dal Pnrr del Governo Draghi. Sarà necessario, però, il contributo delle Regioni, che, proprio in questi giorni, sono chiamate ad un confronto per sbloccare le prime risorse e i primi programmi.

I possibili interventi delle politiche attive del lavoro

Ma cosa potrà essere realizzato con i primi 323 milioni di euro a disposizione? Quali misure delle politiche attive del lavoro avranno la priorità?

Il ministero fa sapere che questi fondi, di fatto sbloccati, serviranno a potenziare tutte le attività di sostegno al lavoro. Un antipasto, insomma, rispetto alle azioni previste dalla misura 5 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

La localizzazione regionale delle misure

I 323 milioni di euro appostati dal Governo sono, ovviamente, a livello nazionale. Ogni regione, poi, avrà una dote specifica. Vediamo la ripartizione specifica:

  • Toscana: 54 milioni di euro
  • Lazio: 42 milioni
  • Puglia: 38 milioni
  • Abruzzo: 35 milioni
  • Sicilia: 33 milioni
  • Marche: 26
  • Emilia Romagna: 24 milioni
  • Umbria: 20
  • Friuli Venezia Giulia: 17
  • Liguria: 15 milioni
  • Veneto: 10
  • Piemonte e Molise: 3 milioni ciascuno
  • Valle d’Aosta: 900mila euro
  • Lombardia: 200mila euro
  • Campania: 130mila euro

Cosa sono le politiche attive

Nella visione dell’attuale Governo, i fondi destinati alle politiche attive serviranno ad avviare il processo di riorganizzazione del sostegno al lavoro.

L’obiettivo del Governo è un mercato del lavoro “più dinamico”, in cui le aziende investano nel potenziamento e nell’aggiornamento continuo delle skills dei propri dipendenti. Una delle pecche più grandi che ha riguardato il sistema imprenditoriale italiano nell’ultimo decennio, rendendolo di fatto vecchio è stato proprio lo scarso investimento sul capitale umano.

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