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Credito d'imposta formazione 4.0 > Approfondimenti > Credito d’imposta: sì anche con debiti
credito d'imposta formazione 4.0

Il credito d’imposta per la formazione 4.0 può essere usato dalle aziende anche se sono in fase di ristrutturazione dei propri debiti finanziari, e stanno assolvendo al problema. A dirlo, in una risposta ad un interpello, è direttamente l’Agenzia delle Entrate.

Credito d’imposta formazione 4.0: la risposta dell’Agenzia

Il caso analizzato nella risposta dell’Agenzia delle entrate riguarda un’azienda che ha chiesto ai funzionari dell’ente se c’erano le condizioni per accedere al credito d’imposta formazione 4.0 nonostante il periodo di crisi.

Durante il periodo caratterizzato dalle difficoltà finanziarie cui è stata soggetta, la Società ha svolto diversi progetti di ricerca, sviluppo e innovazione, finalizzati all’avanzamento tecnologico ed alla creazione di prodotti sostenibili sul piano ambientale. 

Ugualmente, nel periodo d’imposta 2020, la società ha:

  • acquistato beni strumentali nuovi
  • ha realizzato diversi progetti di ricerca e sviluppo e di innovazione tecnologica, anche e soprattutto nell’ottica della digitalizzazione dei processi, 
  • e ha svolto numerose attività di formazione 4.0, per i quali la Società intende usufruire dei crediti d’imposta 

Per l’Agenzia, l’azienda in questione poteva essere considerato un soggetto ammissibile al credito d’imposta  in quanto sottoposto ad un accordo di ristrutturazione dei debiti finanziari, che pacificamente rappresenta una procedura finalizzata alla continuazione dell’esercizio dell’attività economica.

La nuova disciplina del credito d’imposta formazione 4.0

La nuova disciplina del credito d’imposta formazione 4.0, invece, introduce alcuni cambiamenti.

In base alle nuove disposizioni, sono escluse dall’agevolazione le imprese:

  • in stato di liquidazione volontaria, 
  • fallimento, 
  • liquidazione coatta amministrativa, 
  • concordato preventivo senza continuità aziendale

La disposizione in esame menziona, tra le condizioni di esclusione, il concordato preventivo ma limitatamente a quello senza continuità aziendale.

Dall’altro lato, invece, l’accordo di ristrutturazione, come quello avviato dall’azienda, permette all’imprenditore in stato di crisi di concordare con i creditori, purché rappresentanti almeno il 60% del totale, le modalità attraverso le quali riportare l’attività aziendale ad una condizione di normalità. In considerazione di ciò, pertanto, le imprese che accedono ad istituti finalizzati al perseguimento della continuità aziendale, come gli accordi di ristrutturazione, possono accedere alle agevolazioni in esame.

Il nuovo programma di Transizione 4.0

La possibilità anche per le aziende in difficoltà di accedere al credito d’imposta per la formazione 4.0 è una buona notizia, soprattutto perché la misura è stata estesa ai prossimi anni. Al momento, la situazione attuale vede lo stop alla politica di incentivi alle aziende previsto per il 2023. Anche se direttamente dal PNRR arrivano indicazioni e distribuzione delle risorse.

La legge di conversione del fondo complementare del Piano Nazionale di ripresa e resilienza prevede che ci siano 5 miliardi di euro per il piano Transizione 4.0 da qui al 2026.

Ma come saranno ripartiti i fondi? Ci sarà, naturalmente, un criterio temporale:

  • 704,5 milioni di euro per l’anno 2021,
  • 1.414,95 milioni di euro per l’anno 2022,
  • 1.624,88 milioni di euro per l’anno 2023,
  • 989,17 milioni di euro per l’anno 2024,
  • 324,71 milioni di euro per l’anno 2025
  • e, infine, 21,79 milioni di euro per l’anno 2026.

Proprio il 2026, nelle intenzioni dell’altro ministero – quello dell’innovazione – rappresenta l’orizzonte temporale entro cui dovrà essere completato il piano Italia Digitale.

Transizione 4.0: le novità

All’orizzonte, però, ci sarebbero tre novità principali:

  • da un lato la proroga di tutti gli incentivi previsti per una durata decennale
  • un possibile mix tra credito d’imposta e ammortamento
  • e una ipotesi di cessione del credito

Incentivi decennali e cessione del credito

Come detto, tra le novità all’orizzonte, oltre ad una proroga decennale delle misure, ci sarebbe anche una diversa organizzazione degli incentivi stessi.

La prima ipotesi riguarda la possibilità di creare una nuova forma di incentivo, che sia il risultato di un mix tra il credito d’imposta e l’ammortamento.

Ultimo punto, piuttosto delicato, riguarda la possibilità per le aziende di cedere il credito d’imposta maturato. Un argomento affrontato lo scorso mese di maggio e messo nel cassetto dopo lo stop della Ragioneria di Stato.

L’ipotesi al vaglio, al momento, riguarderebbe la possibilità di concedere la cessione solo per una annualità.