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Le competenze chiave per l’industria 5.0

La nuova rivoluzione che sta arrivando con le linee europee di Industria 5.0 porta con sè una modifica e un cambiamento anche delle competenze che saranno necessarie ai lavoratori. E che sono racchiuse in un unico concetto: Formazione 5.0

Cosa è l’industria 5.0

Partiamo, però, dall’inizio facendo un passo indietro. Definendo cosa è Industria 5.0. Il piano industria 5.0 è voluto fortemente dall’Europa e, in buona sostanza, già attuato con alcuni progetti legati al programma Horizon 2020. 

Sono 3 le caratteristiche che dovranno avere le aziende del futuro nella dimensione 5.0:

  • umanocentriche
  • resilienti
  • e sostenibili

Ciascuno di questi obiettivi prevede precise “politiche”, con annessi fondi da destinare alla loro realizzazione.

E, soprattutto, per tutti gli obiettivi occorrerà avviare nuovi percorsi di formazione dei lavoratori coinvolti. Soprattutto per quello che riguarda il primo obiettivo, e cioè il nuovo rapporto che dovrà esserci tra uomo e macchina.

Se nella dimensione 4.0 era l’uomo che doveva adattarsi alle macchine e alla loro struttura, adesso con la rivoluzione dell’Industria 5.0 il baricentro si sposta verso l’uomo. Saranno, quindi, le macchine ad adattarsi alle caratteristiche degli uomini.

Industria 5.0: verso una nuova formazione

Cosa vuol dire tutto questo? Che con una maggiore automazione, alcune abilità diventeranno inevitabilmente obsolete e quindi difficili da sviluppare ulteriormente. Ecco perché sarà importante il cosiddetto upskilling delle qualifiche di alcuni lavoratori, che dovranno essere riqualificati.

Per quanto riguarda le competenze digitali, è essenziale garantire a tutti un certo livello di base di conoscenza e comprensione. Questo vale in particolare per l’intelligenza artificiale. È importante che le persone abbiano una base di conoscenze per comprendere come funziona l’IA e conoscere i potenziali vantaggi e limiti di questa tecnologia. 

In quello che viene definito lo skillset di base necessario ai lavoratori dell’Industria 5.0, le competenze di base per  i futuri lavoratori dovranno appartenere alle seguenti categorie:

  • alfabetizzazione digitale,
  • intelligenza artificiale e analisi dei dati
  • lavorare con nuove tecnologie
  • sicurezza informatica
  • e consapevolezza dei dati.

Ma come è il presente italiano?

L’istantanea che rimanda a professionisti e aziende il Rapporto Desi è impietosa e non lascia spazio a fraintendimenti: le aziende italiane pagano la mancanza di competenze adeguate. E come se non bastasse l’Italia è al ventesimo posto nel ranking complessivo dei 27 Paesi UE (guidato dalla Danimarca). Nuovamente penultima tra Paesi più popolosi (davanti solo alla Polonia), di nuovo con rilevanti lacune – come da attese – sugli indicatori legati alle competenze digitali.

I maggiori gap riguardano il capitale umano

Ancora una volta i maggiori gap nei confronti degli altri Paesi europei riguardano il capitale umano. Aziende dove mancano le competenze, assenza di adeguata formazione sono rimasti anche per il 2021 i principali nodi. Solo il 42% delle persone fra i 16 e i 74 ha competenze digitali almeno di base, solo il 3,6 per cento degli occupati è specializza tecnologico. Siamo venticinquesimi su capitale umano.