Non solo professionalizzante, non solo a tempo pieno. Tra le varie forme di apprendistato usato dalle aziende c’è l’apprendistato stagionale. Una misura non molto conosciuta dalle aziende, ma che ha in realtà molti vantaggi.

Che cos’è l’apprendistato stagionale

Partiamo dall’inizio, e cioè dalla definizione di apprendistato stagionale. Con il contratto di apprendistato stagionale si intende una forma di contratto tecnicamente frazionabile in base ai periodi di lavoro effettivi necessari alle aziende.

Il classico esempio è il lavoro stagionale dei giovani:

  • nelle strutture ricettive e turistiche
  • nelle attività di ristorazione
  • ma anche nel commercio e nei pubblici esercizi

In buona sostanza, dopo il periodo – breve – di lavoro effettivo, i giovani assunti con l’apprendistato stagionale possono proseguire il proprio lavoro nel periodo successivo in cui vengono:

  • richiamati dalla stessa azienda
  • oppure chiamati da una nuova realtà

E la formazione? Anche il discorso formativo segue di pari passo l’aspetto contrattuale: la necessaria formazione che affianca il lavoro può essere spalmata in periodi differenti a seconda dell’impiego degli apprendisti. Alla fine, la durata del contratto e della formazione sarà il risultato della somma dei periodi.

Le regole in vigore: ecco come funziona

Come funziona, allora, l’apprendistato stagionale? Ci sono regole specifiche? In realtà no, nel senso che anche questa forma di apprendistato segue le stesse regole delle altre forme.

Ci sono, però, anche alcune differenze, come viene specificato dal testo unico sull’apprendistato. Quali?

Innanzitutto, questa forma di apprendistato è l’unica a prevedere l’uso di contratti di lavoro a tempo determinato. Non è poi chiarita la durata minima dei periodi di lavoro e formazione. E, in ultimo, anche la durata massima di tempo in cui è possibile spalmare i periodi di lavoro varia da settore a settore. In base, in pratica, ai singoli contratti collettivi nazionali.

I vantaggi per le aziende sono, invece, gli stessi. Per le aziende che assumono giovani apprendisti, infatti, è previsto l’esonero contributivo nel limite massimo di 3.000 euro annui, per un periodo massimo di 12 mesi.

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