Un vero e proprio “patto” per la sicurezza sul lavoro, che tuteli le aziende e i lavoratori. È il presidente Inail, Franco Bettoni, a lanciare la proposta durante la presentazione del rapporto 2020 sugli incidenti sul lavoro.

Sicurezza sul lavoro: la fotografia del 2020

Ma come è andato il 2020 per la sicurezza sul lavoro?

Sono state registrate poco più di 571 mila denunce di infortuni accaduti nel 2020 (l’11,4%
in meno rispetto al 2019); di queste un quarto sono relative a contagi da Covid-19.

Gli infortuni riconosciuti sul lavoro sono stati 375.238, di cui circa il 12,97% “fuori dell’azienda” (cioè con “mezzo di trasporto” o “in itinere”).

Sono state 1.538 le denunce di infortunio mortale, con un incremento del 27,6% rispetto al 2019. Tale incremento è ascrivibile soprattutto ai decessi causati dal l’infezione da Covid-19, che rappresentano oltre un terzo del totale dei casi mortali denunciati all’Inail.

Verso un patto per la sicurezza

Sono queste le parole che il presidente Bettoni usa, nella sua relazione, per sottolineare la necessità di una maggiore sicurezza sul lavoro.

È necessario un impegno forte e deciso di tutti per realizzare un
vero e proprio “patto per la sicurezza” tra istituzioni e parti sociali.

Su quali azioni deve costruirsi il patto per la sicurezza sul lavoro?

Sono 5 gli step indicati dalla relazione del presidente Inail:

  • coinvolgere gli attori del sistema nazionale di prevenzione
  • rafforzare i controlli
  • promuovere una maggiore sensibilizzazione di lavoratori e imprese
  • potenziare la formazione e l’informazione per costruire una cultura della sicurezza, a partire dal mondo della scuola
  • dare sostegno economico alle aziende

Il ruolo della formazione

Non solo le materie “base” della sicurezza del lavoro. Per il presidente Inail la formazione, per aziende e lavoratori, deve essere specialistica e approfondita, perché deve diventare una:

leva strategica per diffondere la cultura e i valori della sicurezza nei luoghi di lavoro e promuovere la prevenzione attraverso la “conoscenza”

Solo con appositi percorsi di formazione, dunque, i livelli di sicurezza sui luoghi di lavoro possono arrivare, o forse superare, gli standard europei.

È necessario un nuovo approccio che, in un’ottica proattiva, attribuisca alla formazione un ruolo sempre più centrale, affiancando agli obblighi di conoscenza e competenza previsti dalla normativa, un impegno etico capace di coinvolgere anche emotivamente tutti gli attori della catena della sicurezza

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