Partiamo dall’inizio: cosa è una smart factory e come si colloca rispetto agli obiettivi del programma del Mise dell’Industria 4.0? Le risposte a queste domande si riassumono tutte sotto un unico obiettivo, e cioè: applicare le logiche di Internet a tutti i processi produttivi.

Dall’industria 4.0 alle smart factory

Questo, d’altronde, è stato l’elemento alla base del piano del ministero dello Sviluppo Economico Industria 4.0, che ha spinto, tramite una serie di incentivi e agevolazioni, molte aziende del territorio nazionale a oltrepassare il guado della digitalizzazione, in diversi settori:

  • nei processi organizzativi e di lavoro interni
  • nelle fasi produttive
  • nello step finale della vendita

Casi isolati di industria 4.0? Possibile, tant’è che spesso si parla della necessità di costruire un vero e proprio “ecosistema” di imprese digitalmente innovate. In modo da rendere strutturali i singoli percorsi di trasformazione delle aziende in smart factory.

Le tre caratteristiche della smart factory

Parlare di smart factory vuol dire, principalmente, tre cose:

  • cercare di guidare la volatilità dei mercati
  • rendere resilienti le aziende
  • gestire in modo differente anche i costi

Il problema è uno solo: come ogni processo che si rispetti, anche quello dell’industria 4.0 e delle smart factory sta riguardando un reparto per volta all’interno delle aziende. In realtà, il processo si completerà quando l’intera azienda adotterà l’ottica smart.

L’evoluzione delle smart factory nel mondo

Le piattaforme di produzione intelligenti – questa, al momento, è la traduzione italiana del termine inglese smart factory – nel 2020 hanno generato un fatturato di 4,4 miliardi di dollari con una previsione di ulteriore crescita esponenziale fino al 2024. Di quanto? La stima è di 1.500 miliardi di dollari nei prossimi 3 anni

I Paesi che stanno già sperimentando le smart factory sono:

  • Cina
  • Germania
  • Giappone

Seguiti a ruota da realtà come Corea del Sud, Stati Uniti e Francia.

Leggendo, quindi, questo primo elenco dei Paesi maggiormente inclini alle smart factory, viene da pensare subito ad un ritardo del sistema Europa.

Industria 4.0 e le competenze italiane

L’Italia, mai come questa volta, non è messa, poi, così male. Anzi. Il nostro Paese rientra nella top 10 mondiale come grado di preparazione su alcune tecnologie tipiche dell’industria 4.0:

  • la robotica
  • le tecnologie cloud
  • la comunicazione tra macchine

Sono tutti aspetti alla base della vita organizzative delle aziende che affrontano la transizione tecnologica, e che vogliono arrivare pronte alla necessaria trasformazione in smart factory che, calendario alla mano, ci aspetta entro il 2024. Praticamente in un periodo di tempo di certo non lunghissimo.

I benefici dell’industria 4.0

Sono cinque i principali benefici che il sistema produttivo italiano avrà dall’adozione del modello industria 4.0 e dalla sua evoluzione in smart factory:

  • maggiore flessibilità, anche dei costi per via delle economie di scala
  • velocità della produzione
  • aumento della produttività per via del minor tempo necessario ai settaggi dei macchinari o alla capacità dei lavoratori di saperle usare
  • minori scarti e, quindi, maggiore qualità
  • una diversa competitività, su un mercato potenzialmente più ampio

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