La diffusione del Covid-19 ha fatto irruzione nelle nostre vite, ridisegnando le nostre giornate, definendo una nuova routine e creando nuove abitudini.

La pandemia ha reso visibile la necessità di un nuovo sguardo sul modo di vivere l’ambiente domestico, le relazioni sociali ma anche la collaborazione professionale. 

Nelle ultime settimane, l’Italia sembra aver (ri)scoperto le potenzialità dello smart working per contrastare il caos che il Coronavirus ha instillato nelle nostre vite. 

Smart working: cosa (non) è

Come indicato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, “il lavoro agile (o smart working) è una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali e un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro”.

Questa modalità di lavoro aiuta, quindi, a trovare un equilibrio tra il tempo dedicato  alla vita personale e alle attività professionali, per favorire la produttività. La definizione di smart working è contemplata e regolata anche a livello normativo: in particolare, la Legge n. 81/2017 definisce la flessibilità organizzativa e le strumentazioni che consentono di lavorare da remoto. PC portatili, tablet e smartphone sono menzionati tra gli strumenti imprescindibili per il lavoro agile. 

Un ulteriore passo verso la digitalizzazione del lavoro, per arginare la crisi determinata dal Coronavirus, è stato realizzato dal Ministro per l’Innovazione tecnologica e la Digitalizzazione con l’iniziativa “Solidarietà digitale”, una piattaforma che riunisce servizi gratuiti messi a disposizione da imprese e associazioni che hanno deciso di fornire un supporto al momento di crisi con strumenti innovativi o necessari.  

Cosa ci sta insegnando, dunque, la situazione straordinaria che stiamo vivendo e il ricorso allo smart working? È sufficiente dotarsi di strumenti digitali per essere ancora produttivi? 

Lavoro agile: quali sono gli strumenti necessari?

Implementare lo smart working richiede un duplice sforzo: ricercare strumenti adeguati e creare una modalità di lavoro che favorisca una comunicazione efficiente. Come si scelgono gli strumenti giusti? Qual è la netiquette da rispettare durante una riunione in videoconferenza? In che modo è più facile coordinarsi in team, attraverso le email o un messaggio istantaneo? Sono tante le domande alle quali il lavoro agile può rispondere in modi diversi. Decretare l’efficacia dello smart working, considerando unicamente gli strumenti utilizzati, non ci consente di incentrare l’attenzione sull’elemento chiave di ogni trasformazione: le risorse umane.  

Stiamo davvero lavorando in modo agile?

Se la scelta degli strumenti giusti risulta necessaria per implementare una modalità di lavoro a distanza, il primo passo da compiere è puntare sulle competenze e il mindset adeguato per affrontare lo smart working. 

Per rendere efficaci gli strumenti, abbiamo bisogno delle persone giuste che possano rendere il lavoro davvero agile attraverso competenze, flessibilità, adattamento e buone prassi da seguire. 

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