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La parità salariale di genere è una disposizione di legge. Arriva l’ufficialità del provvedimento volto ad abbattere il gender pay gap. Ma cosa è il divario retributivo di genere e cosa modifica la legge? Vediamo.
Divario retributivo di genere: i dati e le novità della legge sulla parità salariale
Lo abbiamo scritto più di una volta: in Italia, a parità di mansioni, un lavoratore percepisce uno stipendio medio superiore a quello di una “collega donna”. Con la legge approvata, però, non si supera solo questo problema, ma anche altri due aspetti:
- l’obbligo per le aziende di stilare il rapporto sul personale
- e l’uso di strumenti volti a migliorare il rapporto tra il tempo-lavoro e il tempo-vita dei dipendenti.
Il gender pay gap nel Pnrr di Draghi
La questione è stata affrontata anche nel Pnrr. L’obiettivo temporale è il 2022, ma la certificazione della parità di genere all’interno delle imprese sta già diventando un obiettivo fisso delle aziende. Perchè?
Stando alle disposizioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza del Governo Draghi, la certificazione della parità di genere darà alle imprese benefici fiscali e agevolazioni sui bandi. Parità di genere, per le aziende, si dovrà tradurre anche nel superamento del gender pay gap.
Le novità della legge
Le novità della legge sulla parità salariale di genere riguardano l’introduzione della certificazione di parità. Cosa è questa certificazione?
Si tratta di una specie di bollino che provi l’attuazione, in azienda, di
“politiche e misure concrete adottate dai datori di lavoro per ridurre il divario di genere in relazione alle opportunità di crescita in azienda, alla parità salariale a parità di mansioni, alle politiche di gestione delle differenze di genere e alla tutela della maternità”.
Le aziende virtuose – ossia che rispettano la legge – avranno una sorta di “bollino” che si tradurrà in agevolazioni precise. Quali?
L’agevolazione pensata è uno sgravio contributivo annuale dell’1%, fino ad un massimo di 50.000 euro.