Spesso considerato erroneamente come l’ultima spiaggia, l’outplacement in realtà consente ai lavoratori ricollocati di guadagnare più di prima. Come è possibile?

Come funziona l’outplacement? I dati

Gli ultimi dati dell’associazione italiana settoriale parlano chiaro: nel 2020 i lavoratori coinvolti in processi di outplacement, e quindi, usciti dal un contesto di lavoro e ricollocati altrove hanno avuto doppi benefici:

  • nel 75% dei casi ha avuto un lavoro con un ruolo simile e superiore
  • e nel 74% dei casi ha avuto uno stipendio uguale se non addirittura superiore al precedente

Questo vuol dire, tradotto in termini pratici, che l’outplacement vuol dire nella maggior parte dei casi avanzamento di carriera.

E le proiezioni per il 2021 parlano di un ulteriore aumento di queste percentuali, previsto intorno al 6%. 

Cosa è l’outplacement

Lo strumento di outplacement, o ricollocazione del personale ha le seguenti caratteristiche:

  • accompagna le persone in uscita dalle aziende che si trovano in uno stato di esubero di personale
  • è regolato in Italia dal ministero del lavoro e delle politiche sociali 
  • ha lo scopo principale di ricollocare le persone
  • e, infine, può essere attivato attraverso la richiesta esplicita da parte delle aziende. 

Le fasi della ricollocazione

Le fasi dell’outplacement sono 4:

  • si parte dalla fase di adesione, dove viene conosciuta ovviamente la persona. vengono illustrati quelli che possono essere i percorsi che sono stati delineati
  • nella seconda fase dove viene delineato il progetto da seguire
  • poi c’è la più delicata, la terza fase che è la ricerca attiva del lavoro
  • e, infine, la ricollocazione vera e propria con un possibile accompagnamento all’ingresso.

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